domenica 25 giugno 2017

Nessuna emergenza siccità, solo tanta irresponsabilità


Se apriamo un vocabolario alla voce "emergenza ", troveremo la definizione di "fatto improvviso, inatteso". Si potrebbe partire da qui per riflettere sulla terribile ondata di caldo e siccità che stiamo vivendo, e sul modo irresponsabile e suicida in cui la nostra collettività, a partire dalla classe dirigente politica, economica, mediatica, continua a mentire a sé stessa, negando e rimuovendo la realtà.
In queste settimane non stiamo fronteggiando un'emergenza,  ma una situazione prevedibile e prevista. La scienza ci dice da molti anni che ondate di caldo e siccità prolungate, alternate a piogge torrenziali e inondazioni, sono conseguenze non probabili, ma certe, dei cambiamenti climatici. Ciò che ci dovrebbe stupire, la vera emergenza, è che in questi anni non sia stato fatto nulla per prevenire e mitigare l'effetto di questi fenomeni. Anzi, tutto va avanti come se nulla fosse, nonostante le conoscenze e le tecnologie necessarie a cambiare rotta siano già ampiamente in nostro possesso. 
Sappiamo che cosa agricoltura e zootecnia dovrebbero fare per razionalizzare il proprio fabbisogno idrico, eppure le associazioni di categoria aprono bocca solo al momento di reclamare i soldi degli indennizzi. Sappiamo che le reti idriche delle nostre città sono un colabrodo, ad esempio a Parma va perso oltre il 30% dell'acqua, eppure non una parola è stata spesa sull'argomento durante la miserabile campagna elettorale appena conclusa. Sappiamo che il consumo domestico è abnorme,  ma non si prende alcun provvedimento per limitarlo.  
Nelle prossime settimane poi, quando faremo il conto dei danni da temporali e smottamenti, assisteremo allo stesso stucchevole teatrino: si griderà alla calamità, al dissesto idrogeologico, e  si chiederanno gli immancabili risarcimenti. 
Per poi tornare il giorno dopo a progettare nuove strade e nuovi insediamenti,  a impermeabilizzare altro suolo agricolo, a violentare il nostro territorio scaricandone le conseguenze sul futuro nostro e dei nostri figli.

martedì 13 giugno 2017

E se l'alta astensione non fosse poi così male?

Qualche riflessione in ordine sparso e senza troppe pretese sul primo turno amministrativo di Parma

A valle di una campagna elettorale insipida come non mai, animata da un cast complessivamente modesto, non poteva che arrivare un risultato tutto sommato prevedibile, così come non era difficile pronosticare un’affluenza  tiepida.


ASTENSIONISMO  A sentire le spiegazioni della maggior parte dei commentatori, quasi tutte incentrate su considerazioni meteorologiche,  non mi sembra così male che quasi  metà dei  parmigiani abbiano scelto di disertare le urne. Chi non è abbastanza motivato e informato da sfidare una giornata torrida o sottrarre mezz’ora alla tintarella in piscina per andare a votare, compie un gesto di responsabilità astenendosi, e delegando altri, più consapevoli, a decidere per lui.  

PIZZAROTTI   Gli va riconosciuto che, senza un partito alle spalle e circondato solo da un pugno di pretoriani, ha dimostrato spessore politico e doti comunicative degni di nota. Certo la forza propulsiva e rivoluzionaria della campagna pauperista del 2012 si è ampiamente esaurita, visto che si è affacciato al voto con cartellonistica e autobus addobbati che manco Vignali, e una distesa di lavori pubblici dell’ultimo momento degna di un sindaco democristiano d'antan.

PIDDI’    Sono stati pochi nel partito quelli che, in prima fila o dietro le quinte, hanno davvero condotto la campagna con serietà, impegno e dedizione alla causa. Ne è scauturito un risultato sotto il 15%, una batosta storica, della quale la fenomenale classe dirigente piddina locale non saprà, come da consolidata tradizione, fare tesoro. Nascondono la debacle dietro l’ottimo risultato personale di Scarpa, dopo averlo in larga parte osteggiato alle primarie, ed essersi divisi nella corsa al primo turno tra chi tentava chiaramente di impallinarlo e chi se ne stava alla finestra a vedere cosa succedeva. Forse gli instancabili cecchini del “fuoco amico” gli daranno tregua almeno nella volata al ballottaggio, ma non ci scommetterei.

CINQUE STELLE   Il risultato dei M5S conferma che, senza episodi di suicidio collettivo dei partiti tradizionali (tipo Parma 2012 o Roma 2016) hanno difficoltà a produrre una classe dirigente e un programma capaci di competere in una campagna “normale”. M5S è ormai un partito presente sui territori in maniera rilevante da almeno sette o otto anni. Fa riflettere che, in una piazza per loro iconica come Parma, non abbiano saputo mettere in campo niente di meglio di Ghirarduzzi, che i parmigiani ricorderanno più per la scelta spericolata di camicie e cravatte, che per la proposta politica. Speriamo che i prossimi 5 anni sul seggio (forse) acciuffato in consiglio per una manciata di voti, gli siano utili per migliorare su entrambi i fronti.

COMUNISTI     I numeri dimostrano che il simbolo con falce e martello avrebbe avuto diritto di rappresentanza in consiglio, avendo totalizzato un po’ pù del 3% dello sbarramento. Vanità, particolarismi e beghe da cortile hanno avuto la meglio, sbriciolando questo piccolo capitale di consenso in tre liste e due candidati, tutti condannati a restarsene a casa. Meritatamente.

PANCIA   I più dediti a solleticare la cosiddetta “pancia dell’elettorato”, tra nostalgie dei cassonetti,  frangette adolfine, certificati penali sventolati e ronde notturne, non avranno alcuna rappresentanza in Consiglio. Non ne sentiremo la mancanza nemmeno un po’.


LAST BUT NOT LEAST: AMBIENTE    La crisi ambientale e climatica, con tutte le sue implicazioni economiche, sociali e geopolitiche, è la più grande sfida che aspetta l’Umanità nei prossimi decenni. I nostri dieci eroi, chi per opportunismo, chi per insipienza,  si sono aggiunti a Trump nella schiera di quelli che fanno finta di niente. Purtroppo il prezzo lo pagheremo tutti.