Qualche riflessione in ordine sparso e senza troppe pretese sul primo turno amministrativo di Parma
A valle di una campagna elettorale insipida come non mai,
animata da un cast complessivamente modesto, non poteva che arrivare un
risultato tutto sommato prevedibile, così come non era difficile pronosticare
un’affluenza tiepida.
ASTENSIONISMO A
sentire le spiegazioni della maggior parte dei commentatori, quasi tutte
incentrate su considerazioni meteorologiche,
non mi sembra così male che quasi
metà dei parmigiani abbiano
scelto di disertare le urne. Chi non è abbastanza motivato e informato da
sfidare una giornata torrida o sottrarre mezz’ora alla tintarella in piscina
per andare a votare, compie un gesto di responsabilità astenendosi, e delegando
altri, più consapevoli, a decidere per lui.
PIZZAROTTI Gli va riconosciuto che, senza un partito alle
spalle e circondato solo da un pugno di pretoriani, ha dimostrato spessore
politico e doti comunicative degni di nota. Certo la forza propulsiva e
rivoluzionaria della campagna pauperista del 2012 si è ampiamente esaurita,
visto che si è affacciato al voto con cartellonistica e autobus addobbati che
manco Vignali, e una distesa di lavori pubblici dell’ultimo momento degna di un
sindaco democristiano d'antan.
PIDDI’ Sono stati pochi nel partito quelli che, in prima
fila o dietro le quinte, hanno davvero condotto la campagna con serietà, impegno
e dedizione alla causa. Ne è scauturito un risultato sotto il 15%, una batosta
storica, della quale la fenomenale classe dirigente piddina locale non saprà,
come da consolidata tradizione, fare tesoro. Nascondono la debacle dietro l’ottimo
risultato personale di Scarpa, dopo averlo in larga parte osteggiato alle
primarie, ed essersi divisi nella corsa al primo turno tra chi tentava chiaramente
di impallinarlo e chi se ne stava alla finestra a vedere cosa succedeva. Forse gli
instancabili cecchini del “fuoco amico” gli daranno tregua almeno nella volata
al ballottaggio, ma non ci scommetterei.
CINQUE STELLE Il risultato dei M5S conferma che, senza episodi
di suicidio collettivo dei partiti tradizionali (tipo Parma 2012 o Roma 2016)
hanno difficoltà a produrre una classe dirigente e un programma capaci di
competere in una campagna “normale”. M5S è ormai un partito presente sui
territori in maniera rilevante da almeno sette o otto anni. Fa riflettere che,
in una piazza per loro iconica come Parma, non abbiano saputo mettere in campo
niente di meglio di Ghirarduzzi, che i parmigiani ricorderanno più per la
scelta spericolata di camicie e cravatte, che per la proposta politica.
Speriamo che i prossimi 5 anni sul seggio (forse) acciuffato in consiglio per una
manciata di voti, gli siano utili per migliorare su entrambi i fronti.
COMUNISTI I numeri dimostrano che il simbolo con falce e
martello avrebbe avuto diritto di rappresentanza in consiglio, avendo
totalizzato un po’ pù del 3% dello sbarramento. Vanità, particolarismi e beghe
da cortile hanno avuto la meglio, sbriciolando questo piccolo capitale di
consenso in tre liste e due candidati, tutti condannati a restarsene a casa.
Meritatamente.
PANCIA I più dediti a solleticare la cosiddetta “pancia dell’elettorato”,
tra nostalgie dei cassonetti, frangette
adolfine, certificati penali sventolati e ronde notturne, non avranno alcuna
rappresentanza in Consiglio. Non ne sentiremo la mancanza nemmeno un po’.
LAST BUT NOT LEAST: AMBIENTE La crisi ambientale e climatica,
con tutte le sue implicazioni economiche, sociali e geopolitiche, è la più
grande sfida che aspetta l’Umanità nei prossimi decenni. I nostri dieci eroi,
chi per opportunismo, chi per insipienza, si sono aggiunti a Trump nella schiera di
quelli che fanno finta di niente. Purtroppo il prezzo lo pagheremo tutti.
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